La tuta Spaziale by Heinlein Robert A

La tuta Spaziale by Heinlein Robert A

autore:Heinlein, Robert A. [Heinlein, Robert A.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


* * *

Le montagne della Terra si sa più o meno come sono fatte. Quelle della Luna no, anche perché non sono mai state modellate dall’acqua. Arrivammo davanti a un dirupo troppo scosceso perché potessimo passarlo senza calarci giù con la corda e, al di là di esso, si ergeva un muro sul quale non sapevo proprio come avremmo fatto ad arrampicarci. Peewee, piuttosto riluttante, mi fece cenno di tornare indietro. Il pendio coi ciottoli mi sembrò peggiore al ritorno. Scesi a ritroso, aiutandomi con le mani e le ginocchia, mentre Peewee teneva la corda di nylon sopra di me. Volli fare l’eroe e le dissi di scendere per prima, così litigammo ancora una volta.

— Piantala di fare il galante, Kip! Tu hai quattro bombole e in più Mamma Cosa, mentre io sono agile come una capra.

Non trovai niente da replicare.

Giunti sul fondo, lei disse con aria preoccupata:

— Kip, non so più che fare.

— Cioè?

— Mi sono tenuta un poco a destra del percorso del veicolo a cingoli. Volevo evitare di incrociarlo. Ma comincio a pensare che non ci sia altra strada.

— Potevi dirmelo prima.

— Ma non volevo che ci trovassero! La strada del carrello è la prima che perlustreranno!

— Mm... già

Alzai gli occhi verso la catena che ci bloccava. In fotografia le montagne lunari sono alte, aguzze e scabrose; viste attraverso la visiera di una tuta spaziale appaiono semplicemente inaccessibili.

— Forse potremmo trovare un’altra strada, se avessimo tempo, aria e un equipaggiamento migliore. Ma visto come stanno le cose non ci resta che seguire il tragitto del carrello. Allora, in che direzione?

— Credo che sia necessario portarci a nord.

Cercammo di dirigerci a nord, tornando sulle colline, ma fu un cammino lungo e faticoso. Finalmente ci trovammo al limite della pianura. Camminammo velocemente, ma senza correre, per non perdere le tracce del carrello.

Non saremmo mai riusciti ad attraversare le montagne senza seguire quelle tracce.

Peewee era stata terribilmente ingenua a pensare il contrario. Non era una strada vera e propria: si trattava di sottilissimi solchi dentro ai quali poteva passare solo un veicolo del genere.

Ma dove un veicolo riesce a passare, un uomo riesce ad arrampicarsi. Non fu uno scherzo da niente, ma una fatica improba. Su, su, sempre più su, stando attenti alla roccia, ai sassi, a non scivolare, a dove si mettevano i piedi. Qualche volta ci aiutammo con la corda, ma non per questo fu meno faticoso.

Quando Peewee ebbe finito la sua mezza bombola di ossigeno, ci fermammo e la rifornii una seconda volta, solo per un quarto, però. Proprio come nella storia di Achille e della tartaruga, avrei potuto continuare all’infinito a darle la metà di quello che rimaneva, ammesso che il nastro adesivo avesse resistito. Era ormai in cattive condizioni, ma la pressione era ridotta a metà ed io cercavo di tenere insieme le giunture fino a che le valvole non erano perfettamente chiuse.

In fondo io stavo abbastanza bene. Avevo acqua, pillole nutritive e destrina.

Quest’ultima soprattutto mi fu di immenso aiuto, perché tutte le volte che mi sentivo stanco, mi ricaricavo di energia ingoiandone una pastiglietta.



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